Sara vuoi spiegare con parole tue cosa ti capita?
I miei globuli bianchi si comportano in maniera bizzarra, si riproducono in modo sbagliato. Ho un tumore dei vasi linfatici. All’inizio non fu semplice capire cos’avessi, perché soffrivo di una patologia renale che mi procurava dei disturbi. Non ci feci quindi subito caso, attribuivo il malessere ai reni. Ma lo scorso Natale avvertii che doveva esserci qualcos’altro. Il mio corpo mi stava dando dei segnali. Chiesi di fare altri accertamenti. Feci altri esami e quindi venne fuori.
Come andarono le cose all’inizio?
Ero molto preoccupata. Feci due cicli di chemio ma in breve scoprii che non servirono a niente. Il mio male era più resistente. Nessun risultato. Parola chiave in questi casi è tossicità. Ho passato un periodo molto critico, ho avuto molta paura ma grazie alle persone a me care sono riuscita a tranquillizzarmi.
E poi?
Ho avuto fiducia. Il mio medico è Massimo Gentile, lo adoro. È stato molto rassicurante. Mi sono fidata subito, ed è andato tutto bene. Mi ha spiegato che avremmo cambiato tipologia di chemioterapia per poi successivamente incominciare anche dei cicli di radioterapia , finché non fossi stata meglio. Mi ha detto che bisogna solo avere pazienza, tanta pazienza. Di questo io me ne sono proprio convinta. Bisogna avere tantissima pazienza e anche gratitudine: la vita ti mette di fronte a momenti difficili ma occorre essere consapevoli che le cose possono anche andar peggio di così. La paura mi è passata. La speranza è un esercizio, bisogna praticarla.
E la scuola?
Avevo un’ansia assurda per l’esame di Stato!
Davvero? Perché? Non eri più spaventata dalla tua malattia?
Per l’esame altrettanto! I medici, i famigliari, gli amici, tentavano di rassicurarmi e mi dicevano ‘pensa piuttosto a guarire, preoccupati di stare bene’ ma io ero preoccupatissima. Alla scuola tengo tantissimo. La scuola dipende da me, più ancora che la mia salute. La scuola mi aiuta a guarire.
L’hai sempre pensato?
Che la scuola mi facesse bene, sì. Quanto sia importante per me, l’ho capito con la malattia. Ne sono diventata ancora più consapevole da malata. Perché studiare mi è sempre piaciuto. Quando mi hanno detto che non avrei più potuto frequentare le lezioni e stare insieme ai miei compagni l’ho presa malissimo. È stato un brutto colpo. Meno male che l’istruzione domiciliare è cominciata quasi subito! Venivano i miei professori a casa…troppo bello! Ero molto, molto felice quando arrivavano. Rivedere i loro volti, ascoltarli, avere l’opportunità di seguire le lezioni mi ha riempito di gioia.
Sei molto legata a loro?
Sì e quando li vedevo arrivare, comprendevo profondamente il nostro legame, la loro disponibilità, la loro attenzione. Per questo dovevo dare proprio il massimo agli esami, anche per ricompensarli. Loro mi hanno dato sempre tanta fiducia, sicurezza.
Bello studiare con loro a casa?
Bello, bello, bello. Mi preparavo tantissimo, dovevo ottimizzare al massimo il loro tempo. E agli esami sapevo che non avrei potuto deluderli.
Come ti sei organizzata lo studio?
Che tornavo a casa dalla chemio e studiavo, sempre, ogni momento. I miei compagni mi chiedevano come facessi perché avevano compreso quanto queste cure affatichino il corpo e la mente, ti tolgono energia. Ma io ero troppo motivata.
E come hai mantenuto il rapporto con i compagni di classe?
Tramite skype e tramite quanto mi raccontavano i docenti. Riuscivo a seguirli e vederli con regolarità. Era come fossi a scuola, in pratica. La cosa che mi è piaciuta tanto è che sono stati così solidali con me che per aiutarmi sono diventati più amici fra loro.
Cosa intendi, Sara?
Sono successe cose straordinarie nella mia classe. Hanno riflettuto molto su quanto mi stava accadendo, sui valori della vita, sul mio coraggio e la voglia di vivere e di avere degli amici veri. Molti hanno cominciato a condividere nel gruppo le loro esperienze, a raccontarsi. A confrontarsi sulle criticità. Anche i più riservati. Alcuni avevano problemi in famiglia e li hanno condivisi e il gruppo li ha molto sostenuti. Altri erano proprio a terra come autostima. E sono diventati forti, affiatati agli altri. Insomma, hanno cominciato a essere più amici fra loro; hanno cominciato a farlo perché pensavano che dovevano starmi più vicino e che dovevano essere ottime persone, con me e per me, anche fra loro.
Ti sono stati molto vicini anche agli esami, allora…
Oh certo! E il colmo della felicità è che sono riuscita a fare gli esami con loro, nella mia classe! È stato fantastico. Sono anche stata molto, molto fortunata.
Dicci di questa fortuna..
Perché ho sostenuto il colloquio due giorni dopo la chemioterapia. E perché all’orale mi hanno chiesto di parlare di Montale, il mio poeta preferito. E’ stato tutto perfetto, io mi sentivo a casa. I miei amici, i miei professori straordinari. E Montale.
Vuoi dirci anche il voto finale?
Ovviamente sì! 100 e lode.
Congratulazioni vivissime, Sara. Direi proprio che sei stata molto brava, oltre ad avere fortuna, Sara.
Sì, il che mi fa guardare al futuro con chiarezza, oltre che positività. Ho un diploma di istituto alberghiero ma ho deciso che farò l’insegnante. Insegnare bene è la cosa più importante di tutte. Ho maturato così tanta ammirazione per il lavoro dei miei professori, che non desidero fare altro nella vita. Quindi in autunno mi iscriverò all’Università della Calabria e studierò Lettere.
Quindi possiamo dire che il progetto di istruzione domiciliare è stato positivo e ti aiutato.
Di più, mi ha fatto crescere e maturare tantissimo. Mi ha fornito motivazione e coraggio, obiettivi e consapevolezza. Spesso i professori vengono visti in maniera scontata dai ragazzi. Ho guardato alla scuola dall’altra parte. La malattia ha funzionato da lente di ingrandimento.
Cosa pensi allora della tua malattia?
Che bisogna affrontarla con positività. Il cancro non pone limiti. Ho preso il diploma, con cancro. Ciò significa che posso fare lo stesso quanto desidero. Anzi, che posso farlo al meglio delle mie possibilità.
Il tuo è veramente un bel momento, Sara. Hai un bel mondo intorno a te.
Sì, mi vogliono tutti un gran bene. La mia famiglia, ovviamente. I miei docenti. E poi tutti i miei docenti. La referente del progetto è stata la professoressa Angela Provenzano e mi hanno dato una grossa mano anche la preside Elena Cupello e i docenti della scuola polo ospedaliera della Calabria, l’Istituto comprensivo Cosenza III Via Negroni. La loro preside, Marina Del Sordo, è una donna disponibile, intelligente e allegra. Tutti hanno seguito il mio caso, anche il Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, la signora Calvosa e la dott.ssa Melina Siclari, con il dottor Benincasa. Li ringrazio tutti infinitamente.
Come ti senti, nel pensare a tante persone che si sono prese cura di te e al tuo successo scolastico?
Sono molto felice, mi reputo fortunata ad averli accanto.
Affrontare un periodo del genere ovviamente è difficile ma il “percorso” risulterà meno faticoso da affrontare se al tuo fianco hai le persone giuste, delle persone che ti amano.